Nel piano Mimit aumento delle aliquote (obiettivo 40%) per progetti avanzati su digitale e green a partire dall’autunno. Ma sulle imprese pende il rischio di una istanza preventiva.
Il salto innovativo dal 4.0 al 5.0 dovrà essere qualcosa in più di un mero cambio di slogan. La chiave del passaggio al 5.0 sarà proprio legare gli obiettivi di digitalizzazione dell’attuale piano Transizione 4.0 a dei risultati tangibili che gli investimenti delle imprese agevolate dovranno produrre a livello di efficienza energetica e della decarbonizzazione. Un’ipotesi in campo è concedere il beneficio più alto all’acquisto di beni strumentali 4.0 (macchinari e robot) se questi siano effettivamente impiegati in progetti di innovazione tecnologica avanzati o in programmi ad alta prestazione anche sul fronte energetico.
Il piano prevede di innalzare le attuali aliquote avvicinandole più possibile a quelle che erano in vigore fino al 31 dicembre 2022. Il potenziamento dovrebbe applicarsi a partire da investimenti effettuati dal prossimo autunno e lo schema dovrebbe durare fino al 2025, con una coda per agevolare anche investimenti effettuati nel primo semestre del 2026 a patto che entro il dicembre precedente sia stato versato un acconto pari almeno al 20%.
Le imprese potrebbero però presto scoprire che, anche a fronte di aliquote più generose, l’accesso agli incentivi sarà più complicato. L’Agenzia delle Entrate, infatti, ha auspicato una limitazione del ricorso a forme automatiche di agevolazione per fornire al beneficiario maggiori garanzie sul rispetto dei limiti degli aiuti di Stato.